Lunedì sera, presso la sede del CMAE a Milano, è stato organizzato l’incontro con i quattro ragazzi che hanno partecipato all’edizione 2017 del Mongol Rally. Alessandro Trombetta, Andrea Turco, Giacomo Vulcano e Gianluca Agliardi, ci hanno raccontato la loro avventura, che da luglio a settembre li ha portati in viaggio per quasi due mesi a bordo di un FIAT 900T del 1977, ribattezzato “Il Poderoso”, completamente rimesso a nuovo per compiere l’eroica impresa.
Supportati e “sponsorizzati” da amici e parenti – visto che per partecipare al Rally è necessario raccogliere 1000 sterline da devolvere in beneficienza – la sera del 13 luglio i quattro della “Carbonara Mariachi”, il clan nato per l’occasione, sono partiti dal Garage Bar di Mozzate (CO) alla volta di Londra, dove ha preso ufficialmente il via il Mongol Rally 2017, gara non competitiva che dal 2004 richiama avventurosi temerari da ogni parte del mondo. Eh sì, perché di questa traversata da occidente a oriente, a bordo dei mezzi più disparati tra loro (soprattutto FIAT Panda per gli equipaggi italiani, e Nissan Micra per quelli stranieri), si conoscono solo la partenza e l’arrivo, ma non quello che sta nel mezzo: itinerario soste e durata del viaggio, sono infatti a totale discrezione dei partecipanti.
Per viaggiare comodi, si fa per dire, e dare una immagine ancora più leggendaria alla memorabile trasferta, i quattro Mariachi hanno strappato alla ruggine e al dimenticatoio un ex scuolabus, che ha subìto un restauro totale ed è stato equipaggiato con un motore completamente nuovo. Nonostante l’officina mobile caricata a bordo in caso di ogni evenienza, ovviamente, l’unico pezzo che ha rischiato di mandare all’aria tutta l’impresa era anche l’unico mancante: lo spinterogeno, che ha abbandonato i ragazzi nel bel mezzo dell’Iran. Ma lo stop di un giorno, e la ricerca di un tornitore per ricostruirlo, hanno permesso al gruppo di ripartire.
E a parte qualche piccolo intoppo alle frontiere – per un arrivo in anticipo rispetto alla tabella di marcia, o perché spesso venivano scambiati per giornalisti –, la rottura di entrambi gli ammortizzatori, o il latte di Yak cagliato che ha messo a dura prova i loro stomaci, i quattro instancabili amici sono stati, sopra ogni cosa, protagonisti di una esperienza unica e indimenticabile. Per le persone e le culture incontrate, i momenti condivisi, e la felicità incontenibile di arrivare al traguardo dopo una simile fatica, sfiniti ma soddisfatti.
Dei circa 300 partenti al Mongol Rally 2017 poco più della metà hanno visto l’arrivo, ovviamente con tempistiche diverse. I “nostri eroi” hanno attraversato 22 Paesi in 54 giorni, percorrendo circa 19mila km (il massimo della velocità consentita a “Il Poderoso” su strada asfaltata era di 80km/h) e tagliando il traguardo il 1 settembre, al centesimo “posto”. Dalla spettacolare Porta dell’inferno in Turkmenistan, passando per Uzbekistan e Tajikistan, lungo la temibile Pamir Highway e i passi a 4500 metri di altezza, le bellezze architettoniche di Samarcanda, le dolci vallate del Kirghizistan, la terra ricca e arida del Kazakistan e poi la Russia, con gli affascinanti monti Altaj. E poi, finalmente, la Mongolia, terra promessa di questa emozionante avventura, con i suoi deserti e le praterie infinite. Gli ultimi chilometri sono sembrati una passeggiata in confronto a tutto quello che i quattro giovani hanno affrontato per arrivare fino alla meta: in Siberia, a Ulan-Udė.
“All’arrivo”, raccontano i ragazzi, “non c’è nessuno ad attenderti; solo una ragazza che ti regala una birra e una pacca sulla spalla”. Ma la gioia e la soddisfazione di salire sul podio di quelli che ce l’hanno fatta, è immensa. A quando, dunque, il prossimo viaggio? Alessandro risponde senza esitazione: “La prossima estate la passerò a Rimini, sul lettino”. E gli altri, per ora, non possono che essere d’accordo.
Grazie ragazzi e aspettiamo la vostra prossima impresa!