La sede del C.M.A.E. di via Goldoni ha ospitato, la mattina di sabato 3 dicembre, la conferenza dell’A.I.S.A. (Associazione Italiana per la Storia dell’Automobile, fondata nel 1987 per diffondere la cultura motoristica) dedicata alla storia della Scuderia Milan e tenuta dal professor Alessandro Silvio e dall’ingegner Lorenzo Boscarelli. Con officina a Milano in via Mosé Bianchi e uffici in via Alberto da Giussano, la Scuderia Milan nacque il 12 gennaio del 1946, fu attiva sino al 1951 ed ebbe come principale protagonista Arialdo Ruggeri (1906-1998), figlio di industriali di Gallarate (Varese). Negli anni dell’immediato dopoguerra, correre in automobile era del resto ancora un’utopia, ma la la forza economica e l’entusiasmo di Ruggeri e dei suoi familiari riuscirono per qualche tempo a dominare la scena sportiva. Fin dall’inizio si partì alla grande, con una decina di vetture Maserati (tra i modelli che fecero parte della Milan nella sua breve stagione ricordiamo la 4CL, la 6CM, la 4CM, la 4CLT748 e la 8CL 3035) e piloti d’eccezione. Oltre allo stesso Ruggeri, corsero infatti per la scuderia Sommer, Villoresi, Cortese, Pelassa, Nuvolari, Varzi, Farina, Serafini, Bonetto, solo per citarne alcuni. Il primo anni di competizioni vennero corse 18 gare in circuito in Europa per vetture da gran premio, 12 gare internazionali, la 500 Miglia di Indianapolis, una stagione negli Stati Uniti e in Australia e un paio di altre gare in Brasile ottenendo risultati soddisfacenti. Nel 1947 Villoresi però lasciò la Milan, la Maserati non diede più il suo supporto e iniziarono le difficoltà economiche, causate dalle enormi spese di partecipazione a tutti questi eventi. Nel 1949, nonostante ciò, venne messa in pista una Maserati-Milan da 290 CV e per il 1950-51 un modello di Formula Uno. La scarsa preparazione tecnica, aggiunta alla folli spese, costrinse i titolari a mettere in liquidazione la Scuderia, che terminò così la sua attività. Fino agli anni Sessanta Arialdo Ruggeri si diede alla realizzazione di motori, ma senza successo, dedicandosi persino alla produzione di un piccolo fuoribordo.

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